giovedì 6 novembre 2014

I miei piani segreti

Oggi parlo di futuro.
Rispondendo ad un commento mi è venuto in mente un argomento che, forse assurdamente, per me è un tabù: i miei piani per il futuro.
Quindi ho deciso di scrivere questo post.
Come ho scritto nel commento, studio medicina e sono al secondo anno.
In pari con gli esami, voti alti, per ora tutto bene.
Cosa più importante, ogni materia che ho preparato sono arrivata ad amarla, ad appassionarmi; forse per questo al momento dell'esame ho sempre una paura folle di fare una figuraccia: sento la materia come un qualcosa di mio, che ormai fa parte di me e voglio che questo il professore lo veda, al di là del voto.
Però mi sono chiesta tante volte se ho scelto questa facoltà solo perché era difficile, se l'ho scelta perché entrare sarebbe stata una sfida contro me stessa, se l'ho scelta perché essendo sempre andata bene a scuola ci si aspettava che io scegliessi una facoltà per definizione tosta.

Ora direte "ma non doveva parlare di futuro?" - ecco, ora cerco di spiegare.
Il motivo per cui questi argomenti sono tabù e basato su due punti: il come e il cosa.

1. Come
Non appena dici di aver superato il test d'ingresso, la gente ti considera un medico - iniziano a chiederti consigli, ti chiedono in cosa ti vuoi specializzare, ti vedono già in corsia o in rianimazione o con un bisturi in mano a salvare vite su vite.
Molti miei "colleghi" si vedono così, ma io no... E me ne vergogno.
Mi piace l'idea di sapere cosa fare in caso di emergenza, di essere capace di fare una tracheotomia se necessario, di saper consigliare le persone alla luce delle mie conoscenze.
Ma non mi vedo tra 15 anni a fare le nottate in ospedale, ad essere sempre reperibile per correre in reparto all'occorrenza, a caricarmi del dolore di migliaia di persone e a portarmelo dietro giorno e notte.
Probabilmente sono egoista, forse mi manca quella che alcuni definiscono predestinazione, ma qui a voi lo ammetto: io vorrei avere un tipo di lavoro tranquillo, con orari stabiliti e che mi possa permettere di prendermi cura di una famiglia.
è difficile per me ammetterlo perché lo studio è sempre stato l'unica cosa in cui ho ricevuto approvazione o, all'occorrenza, disapprovazione.
Forse questa è una delle colpe principali dei miei genitori: non hanno mai dato più di tanto peso al fatto che, soprattutto durante l'adolescenza, gli rispondessi sempre male, fossi freddissima con i parenti e a volte anche con i professori; finché i voti erano buoni nessun commento.
E viceversa, non hanno mai notato i miei tentativi di essere più accomodante, più empatica.
Quindi sono cresciuta ritenendo le relazioni interpersonali meno importanti della carriera e questo mi porta a vergognarmi di pensare ad un futuro non ai vertici, di scegliere la tranquillità all'eccellenza.

2. Cosa
Prima del test di medicina mi ero preparata un'alternativa in caso fosse andata male: avevo fatto e superato un test per la facoltà di scienze dell'alimentazione e della nutrizione umana.
Se entro a medicina bene, altrimenti è destino e prendo quest'altra strada.
Sono entrata, ho preso la strada medica ed ora sono qui.
Però a me la nutrizione interessa, e tanto.
Ammetto che forse questo interesse può essere legato ai miei disturbi, ma resta il fatto che seguo con grande interesse lezioni relative al metabolismo dei vari macro e micro nutrienti, alla relativa regolazione ormonale, a come il corpo reagisca a diversi tipi di dieta e come questa influisca sulla salute.
Anche al di fuori dello studio mi piace cercare di capire i meccanismi, conoscere i benefici ed i rischi del consumo degli alimenti, delle spezie, degli integratori.
Anche all'interno di quello che è il mio disturbo non ricerco tanto la ristrettezza calorica, quanto più l'equilibrio qualitativo; mi farei schifo a mangiare 500 calorie di schifezze, preferisco mangiarne 1200 di pasti per quanto possibile bilanciati e composti da elementi "puliti".
Certo, non posso negare che da un lato sia la mia ossessione ad interessarmi, ma dall'altro è anche una questione di "provare su di me" per capire meglio.
A me piacerebbe lavorare nel campo dell'alimentazione.
Vorrei insegnare alle persone a nutrirsi in modo da preservare la salute, fare magie con le combinazioni, essere l'artefice di corpi sani, attivi, forti.
Vorrei aiutare ragazze con disturbi alimentari, dirgli che io posso capire che il loro terrore è ingrassare, posso capirlo davvero; vorrei che si fidassero di me, che sapessero che non gli farei mai fare qualcosa contro la loro volontà perché SO che le allontanerei dalla guarigione facendole ingrassare e basta. Per fare questo probabilmente dovrei studiare anche psicologia, ma sarei disposta a farlo per conto mio se non fosse parte del corso di studi.
Se dovessi decidere ora l'argomento della mia tesi sceglierei di studiare il rapporto tra alimentazione e salute.
E mi vergogno, anche di questo.
Se mi chiedono che specializzazione vorrei prendere, rispondo sempre che non lo so.
Tutti vogliono fare il chirurgo, il rianimatore, il cardiologo.
Io voglio studiare l'alimentazione - la solita fissata di merda.
Passerei per la solita fissata.

Chissà se nei 5 anni che mi rimangono troverò il coraggio di ammetterlo o sceglierò qualcos'altro per sentirmi accettata?

3 commenti:

  1. Sai Gly, come al solito riesco ad immedesimarmi abbastanza facilmente in te. non mi sono mai sentita "costretta", ma di carattere sono una persona abbastanza fredda (anche se lo nascondo tra sorrisi e gentilezza). Sono sempre stata brava a scuola, tutti si sono sempre aspettati il massimo, io per prima.
    Oggi, dopo anni dalla mia laurea specialistica, mi trovo a fare un lavoro molto coerente con quello che ho studiato (probabilmente, almeno in superficie, il più coerente) eppure tornerei volentieri al mio ex lavoro, calmo tranquillo e che mi dava tanta pace interiore, per occuparmi di persone meno fortunate.
    Intendiamoci, non sono oggi una manager in carriera, e prima non davo da mangiare alle mense dei poveri, nessun "estremo": però credimi, quando ti dico che l'eccellenza la troviamo dentro di noi. Quando facciamo un lavoro con passione, con amore, quando torniamo a casa stanche ma con la voglia di parlare della nostra occupazione, quando ci alziamo assonnate ma con la consapevolezza di fare ciò che ci piace. Questo è lavorare con eccellenza, perché si lavora con qualità. Io oggi metto impegno, determinazione nel mio lavoro, ma lo faccio per non falllire, per dimostrare quanto stress posso reggere, quanto sono brava. Torno a casa e rispondo alle mail fino a mezzanotte, ma solo per dimostrare che sono sempre operativa.
    Questo a molti fa pensare "wooo che lavoro figo che fai, che trampolino, lavori dov'è il potere, dove girano i soldi". Sì, ma non lavoro col cuore.
    Tutto qui, solo la mia esperienza per darti una opinione: scegli con il cuore, con la pancia, con i dadi ... ma mai con la testa. Avrai tanto tempo, poi, per dover scegliere razionalmente cosa fare.
    E per adesso goditi gli studi che ti piacciono, io all'Uni ho cambiato idea su "cosa fare dopo" 100mila volte ;-)
    Un abbraccio

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  2. Mi pare che tu abbia invece delle idee piuttosto definite, Gly.
    Sei al secondo anno, hai ancora tempo per considerare altre strade; in un certo senso, è bene riflettere su scelte così importanti, saggiare nel tempo la convinzione con cui accarezziamo una data possibilità, fare insomma "l'avvocato del diavolo".
    Ma offenderesti te stessa, se ti allonatanassi dai tuoi reali interessi a causa delle opinioni (esplicite o presunte) degli altri.
    Per quanto riguarda la psicologia, penso che il bagaglio di esperienza e di empatia che il tuo percorso ha contribuito e contribuisce tuttora a formare possa valere ben di più di un titolo accademico, e degli schemi prefissati che l'abilitazione alla professione di psicologio giocoforza impone.
    Sii sempre te stessa... da quel che leggo, ne vale la pena.

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  3. Ciao Gly, è molto coraggioso quello che ammetti qui.
    Secondo me medicina può essere un ottimo trampolino di lancio per la tua crescita : da un lato tutto quello che hai studiato finora ti ha appassionato e quindi senza dubbio è stata una scelta azzeccata, dall'altro hai tutto il tempo di decidere se la via della nutrizione è davvero quella giusta per te.
    Non vergognarti di quello che vuoi fare realmente: è, in ultima istanza, inutile andare incontro a quelle che sono le nostre naturali inclinazioni. Una mia amica ha perso tre anni facendo la facoltà che "gli altri si aspettavano da lei", e non ti dico quante lacrime e quanto senso di inadeguatezza.
    Personalmente poi le persone che vanno contro corrente (non per partito preso, ma per coraggio!) sono le mie preferite. ;) Sii leale con te stessa, e sempre coraggiosa.
    Un abbraccio!

    PS: non rimproverare i tuoi genitori per come ti hanno o non ti hanno trattata: l'adolescenza è un casino per tutti, anche per chi ci circonda. E' difficile fare la cosa giusta, perdonali per ciò che, in buona fede, hanno sbagliato.

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