venerdì 17 ottobre 2014

Una storia infinita che dura una vita - io e il cibo

In questo post voglio raccontare come si è evoluto il mio rapporto con il cibo - e quello con il mio corpo - fino ad oggi.
Infanzia
Da piccola ero la bambina che tutti invitavano a casa con gioia perché non creava alcun problema per il mangiare: mangiavo tutto.
Non c'era una cosa che non mi piacesse, ho sempre amato anche le verdure, non lasciavo mai niente nel piatto e mangiavo con gusto.
Avevo intorno tanti bambini complicati dal punto di vista alimentare: quello a cui non piaceva niente, quello che voleva i pomodori spellati e senza semini, quello che mangiava solo schifezze e così via - io no, non creavo problemi.
Non sono stata una bambina grassa, ma solo perché a casa mamma ha sempre cucinato in modo controllato e non teneva in casa molte schifezze (ad esempio non penso che la Nutella sia mai entrata in casa mia).
Se dovessi trovare qualche segnale che possa essere ricondotto agli allora futuri DCA mi vengono in mente solo due episodi:
1. A 6 anni con una mia amica facevamo di tutto per entrare in pantaloncini taglia due anni (il "fare di tutto" si intende che maltrattavamo i pantaloncini infilandocisi dentro, non che non mangiassimo) e lo vedevamo come motivo di vanto.
2. Quando in casa c'erano merendine, durante il pomeriggio ne mangiavo tante di nascosto, facendo sparire gli involucri per nasconderlo a mamma.
Preadolescenza
Il mio mangiare ad oltranza è continuato anche durante il periodo delle scuole medie-inizio superiori.
Tra l'altro mi sono sviluppata tardi, quindi a 13-14 anni avevo il fisico di una bambina e soffrivo per la mancanza di un minimo accenno di seno...Per cui i miei crucci sul fisico erano sull'avere "di meno", non "di più"
Come tutto è iniziato
16 anni, l'estate tra il secondo ed il terzo superiore sono stata per 3 settimane negli USA ospite da colleghi di mio padre.
Quando sono tornata forse ero un po' ingrassata (allora non avevo la minima idea del mio peso) e dato che nell'ultimo periodo anche mia mamma aveva messo qualche chilo mi ha proposto di andare insieme da un nutrizionista - non mi andava minimamente, ma ho accettato.
Ho scoperto di pesare 64 chili (ero e sono alta 1,68-1,69), ma avendo sempre fatto sport ero molto muscolosa, per cui il nutrizionista era un po' restio a darmi una dieta dimagrante e mi ha dato più che altro una dieta di mantenimento leeeeggermente ipocalorica (tipo da 1600).
In circa 3 mesi sono arrivata a 61 chili (sgarravo continuamente, odiavo non poter mangiare quello che volevo), poi mi sono stufata di andare ai controlli e ho abbandonato tutto.
I primi mesi del 2010, "finalmente" libera dalla dieta e da quell'antipatico del nutrizionista, sono ingrassata a dismisura, arrivando a 66-67 chili. Cosa era cambiato?
1. Mi abbuffavo (ancora senza alcuna compensazione)
2. Mi pesavo
Verso marzo, civettando con un ragazzo a cui piacevo e dicendo che volevo dimagrire (non lo vedevo ancora come un argomento tabù), l'ho portato ad ammettere quello che avevo il terrore di sentirmi dire: "sì, forse hai preso qualche chilo.."
BOOOOOM
Allora quello che diceva la bilancia lo vedevano anche gli altri.
Dovevo dimagrire.
Inizialmente ho mangiato un po' di meno, cercando di controllarmi di più.
66.5,66.3,65.6 .... Troppo lento.
Man mano ho iniziato a contare le calorie e a tagliare vari alimenti: Carboidrati? Via! Olio? Via! Alcolici? Neanche sotto tortura!
Insomma per un'estate ho mangiato ai pasti praticamente niente, con grande preoccupazione di mie madre. Peccato che continuassi a mangiare, come ho sempre fatto fin da piccola, quantità spropositate di frutta. è sempre stato un mio punto debole la frutta e viste le mie scarse conoscenze nutrizionali mangiavo in realtà più di quello che credevo.
A fine estate pesavo circa 58 (non poco, ma visto il peso da cui partivo erano quasi 10 chili in meno).
Ad agosto mi sono fidanzata con un cretino che è sparito nel nulla due mesi dopo, ma quell'apparente felicità iniziale mi ha portato a pensare di meno al cibo; quando sono stata piantata ho ricominciato a pensarci, ma a pensarci davvero tanto... Insomma, è iniziato il mio periodo bulimico "come si deve".
Abbuffata-vomito-abbuffata-vomito-abbuffata-vomito. Quasi un anno.
Non mi ricordo come e perché ho smesso di vomitare, ma l'anno successivo è stato relativamente tranquillo. Non ho mai smesso di contare le calorie neanche per un giorno, ma non mi imponevo particolari limiti; insomma finché non arrivavo a 2000 andava tutto bene.
Il peso mi bastava rimanesse costante, ero sui 62-63 d'inverno e 59-60 d'estate.
A parte il conteggio calorico, le pesate, l'essere restia al mangiare fuori e qualche pianto davanti allo specchio ero una persona normale, a scuola andavo bene ma non ero secchiona, uscivo, ho avuto le prime esperienze sessuali (e non sono stata esattamente una santerella, ho recuperato in poco tempo l'inizio "tardivo" rispetto alle mie amiche), mi divertivo. Bei tempi.
Il mio attuale ragazzo si è innamorato di quella persona.
Siete curiose di sapere come cavolo ho fatto ad abbandonare tutto quel ben di Dio per tornare ad una bilancia ed un corpo frigido?
Forse è stata l'università, forse sarebbe successo comunque, ma si è sviluppato in me un senso di competizione che era rimasto latente per molti anni (ho sempre dovuto soffocare le mie abilità scolastiche e nello sport, me ne sono sempre vergognata come un cane).
Il primo anno di università (quello appena passato, ora sono al secondo) ho studiato come una matta, ho iniziato ad isolarmi da tutte le persone che mi stavano intorno e a pretendere da me stessa più di quanto potessi.
Rinunciavo ad ogni uscita per due motivi. Il primo era che anche se ad esempio la sera non studiavo, ma la mattina mi sarei dovuta svegliare presto per studiare (o per andare a correre: senza eccezioni 10 km un giorno sì ed uno no), quindi non potevo uscire; il secondo motivo era che anche se mi organizzavo per uscire annullavo tutto all'ultimo momento perché non riuscivo a vestirmi, mi facevo troppo schifo. Tante bellissime serate che avrei potuto passare con il mio ragazzo le ho annullate o le ho passate senza dire una parola, portando anche la nostra relazione ad una crisi.
A febbraio, dopo l'ennesima crisi isterica davanti allo specchio, mia madre mi ha parlato per la prima volta dell'idea di vedere uno psicologo.
Così è iniziato un percorso che sinceramente non ho ben capito dove mi dovrebbe portare; attualmente partecipo a sedute di gruppo (non con persone affette da dca: siamo un gruppo di 7 ragazzi tra i 20 e i 30 anni ognuno con problemi diversi).
Quest'estate in vacanza sono dimagrita di qualche chilo perché mentre nella vita di tutti i giorni mi bastava rimanere entro le 1400 calorie, davanti agli altri non mangiavo niente di più del minimo indispensabile (e in molte situazioni neanche mangiavo, viste tutte le cose che da anni ho sapientemente comunicato al mondo che non mi piacciono - guarda caso tutto ciò che contenga grassi e zuccheri o che comunque faccia ingrassare).
Sono tornata dalle vacanze con 56 chili e ho colto la palla al balzo per dire "questo inverno io ai 60 canonici NON ci torno".
Oggi
Non saprei dire se ho un obiettivo - forse no.
Ma nel dubbio è sempre meglio dimagrire che ingrassare (anche se mi dà fastidio che la gente mi dica che sono dimagrita), quindi il mio obiettivo è rimanere entro le 1200 calorie al giorno (minuziosamente contate con Shapeup) e non abbuffarmi. Che se una volta a settimana devo mandare tutto a fanciullo abbuffandomi allora a questo punto sarebbe meglio accettare almeno una delle cene che mi offrono continuamente e che mi sento sempre una stronza a rifiutare.
Situazione attuale:
Altezza: 1,69
Peso: 55,0 (l'altro ieri era 54,3, ma poi il genio si è abbuffato)
Umore: speranzoso (?)

Vado a bere la mia tisana
Un abbraccio e scusatemi per il post infinito

Gly








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